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Ferrari One-off e modelli particolari

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  • Ferrari One-off e modelli particolari

    Mi hanno sempre affascinato, nella produzione Ferrari, le auto prodotte in serie limitatissima, a volte realizzate in pezzi unici.


    Si tratta spesso di autentici capolavori, soprattutto quelle realizzate negli anni 50 e 60, ma anche successivamente possiamo elencare macchine bellissime. Sono quasi sempre opera di carrozzieri geniali, come ad esempio, Pininfarina, Ghia, Bertone, Boano, Zagato, Fantuzzi, Micheluzzi, Colani, ecc. A volte alcune realizzazioni non possono essere considerate riuscite da un punto di vista estetico, ma sono comunque interessanti per la loro unicità.


    Anche negli ultimi anni la casa ha ripreso la realizzazione di One-off su ordine di facoltosi clienti e sono state prodotte alcune auto interessantissime. Da ultima, ad esempio, reputo stupenda la F12 TRS.

    Inizio quindi questa discussione per provare a individuare queste Ferrari non di serie che sono tantissime, alcune semisconosciute, alcuni capolavori di fama, altre semplici ricarrozzate poco considerate.

  • #2
    ho visto sul giornale top gear di questo mese il servizio sulla f12 TRS, auto molto particolare

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    • #3
      Ferrari 375 America Speciale Coupe Pininfarina, 1955, telaio 0355AL.

      Eccone una, un’auto incredibile per l’epoca. Era realizzata per Gianni Agnelli

      Al riguardo si racconta che Enzo Ferrari e Pininfarina (ancora Battista Farina detto Pinin) erano appena entrati in un tacito reciproco e favorevole accordo e vollero impressionare il proprietario della Fiat con la creazione della Agnelli 375. Questo ha portato alla creazione di una sorprendente Ferrari senza tempo che poté nascere solo grazie agli sforzi combinati di Ferrari, PininFarina e Agnelli.
      La 375 America, telaio 0355AL è stata costruita per impressionare, e lo ha fatto al momento del lancio al Salone di Torino nel mese di aprile 1955. Battista Farina prese del tempo in più per garantire che la Ferrari di Agnelli fosse sorprendente. Dettagli unici come il lunotto posteriore “roll-down”, il grande tetto apribile in vetro, due tonalità di vernice.

      Anche questo capolavoro, come tanti, è ora negli Stati Uniti, di proprietà, pare, del collezionista Jack E. Thomas.
      File allegati

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      • #4
        Discussione molto interessante. Appena ho un po' di tempo faccio qualche ricerca in merito.
        Comunque strano che un auto unica come questa non sia rimasta nella loro famiglia.

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        • #5
          Qui una delle mie preferite:


          410 Superamerica chassis no. 0671 SA del 1956
          4.9 V12 Lampredi, tre carburatori Weber a quadruplo corpo (unica 410 con questo tipo d'alimentazione)

          L'unica Superamerica carrozzata da Scaglietti
          Esemplare unico commissionato dal dottor Enrico Wax, Wax e Vitale s.n.c., Genova, grande importatore del lusso e distributore unico per l'Italia del whiskey Johnny Walker e della pelle Connoly
          Restaurata nel 1986 con l'attiva collaborazione di Sergio Scaglietti dalla carrozzeria Bachelli & Villa, Bastiglia, Modena; meccanica rifatta dalla Sport Auto di Gianni Deana ed Aldo Silingardi, Modena

          Best in Class, Pebble Beach 1990
          Best of Show, Las Vegas Concours d'Elegance 2007

          Battuta all'asta da Rm a Scottsdale, Arizona, venerdì 20 Gennaio 2012, per 1,815,000 USD









































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          • #6
            La 375 America con quella mascherina anteriore molto English style non mi convince molto ma la 410 superamerica mi ha fatto "rizzare" i peli,l'insieme della strumentazione interna, tutta a cerchio su sfondo nero zigrinato collegamento a corda "saltellante", ha un fascino molto old style e molto particolare,il tetto in alluminio con lavorazione a rosetta è unico.Forse l'unico appunto si può fare sulla coda che mostra le due pinne che fanno molto batman-cars.
            Le persone non fanno viaggi,sono i viaggi che fanno le persone.Il viaggio non solo allarga la mente:le dà forma.

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            • #7
              Ferrari 575 GTZ 2006

              Il collezionista giapponese Yoshiyuki Hayashi voleva celebrare il cinquantesimo anniversario della gamma del modello 250 e per farlo commissionò a Zagato una one-off: doveva avere come base una 575M ed ispirarsi alla 250 GTZ (o 250 GT Zagato). Anche grazie all’appoggio della Ferrari la carrozzeria realizzò il progetto includendo il suo caratteristico tetto a doppia bolla e presentandolo al Salone dell'automobile di Ginevra nel 2006.
              La 575 GTZ ha una carrozzeria interamente in alluminio con verniciatura bi-colore,stile e volumi che fanno riferimento al passato(1950) nello stile puro e tradizionale della Zagato.
              File allegati
              Le persone non fanno viaggi,sono i viaggi che fanno le persone.Il viaggio non solo allarga la mente:le dà forma.

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              • #8
                Che spettacolo!! non conoscevo la storia, grazie!!
                Originariamente inviato da andreas_ba Visualizza il messaggio
                Qui una delle mie preferite:


                410 Superamerica chassis no. 0671 SA del 1956
                4.9 V12 Lampredi, tre carburatori Weber a quadruplo corpo (unica 410 con questo tipo d'alimentazione)

                L'unica Superamerica carrozzata da Scaglietti
                Esemplare unico commissionato dal dottor Enrico Wax, Wax e Vitale s.n.c., Genova, grande importatore del lusso e distributore unico per l'Italia del whiskey Johnny Walker e della pelle Connoly
                Restaurata nel 1986 con l'attiva collaborazione di Sergio Scaglietti dalla carrozzeria Bachelli & Villa, Bastiglia, Modena; meccanica rifatta dalla Sport Auto di Gianni Deana ed Aldo Silingardi, Modena

                Best in Class, Pebble Beach 1990
                Best of Show, Las Vegas Concours d'Elegance 2007

                Battuta all'asta da Rm a Scottsdale, Arizona, venerdì 20 Gennaio 2012, per 1,815,000 USD









































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                • #9
                  Interessante articolo al riguardo:
                  Chiunque abbia tentato di redigere una volta e per tutte la lista delle auto di produzione Ferrari potrà prontamente confermare che addentrarsi nella storia dell’Azienda è una faccenda alquanto difficile e spesso si rivela essere un’attività frustrante. Ora, cercate di compiere la stessa operazione con gli innumerevoli modelli singoli mai comparsi dalla nascita del marchio, nel 1947.
                  Parte della difficoltà è legata semplicemente al numero dei carrozzieri che vennero attirati dall’Azienda appena nata, o che avevano ricevuto espressa commissione da parte di un cliente per realizzare la magia su un telaio Ferrari esistente. L’elenco va, letteralmente, dalla A alla Z, da Abarth a Zagato, in sostanza include tutti i carrozzieri italiani degni di nota, più degli outsider come Abbott in Gran Bretagna, Ghia-Aigle in Svizzera e Oblin in Belgio, per citarne solo alcuni (a pagina 96 di questo numero potrete leggere la storia esclusiva della 250 GT Zagato del 1956).
                  Alle volte i proprietari delle auto le facevano ri-carrozzare in stile diverso, alle volte serviva a recuperare varie componenti dopo un incidente o forse solo per avere un aspetto più contemporaneo senza acquistare un’auto nuova.
                  Si tratta di un trend che è iniziato quasi subito ed è proseguito fino a tutti gli anni ’60, quando le carrozzerie nei pressi di Modena, come la Carrozzeria Sports Cars (Drogo), Fantuzzi e Neri & Bonacini, lavoravano per ri-carrozzare essenzialmente auto GT da corsa. La più famosa di queste è la 250 GT passo corto “Breadvan”, telaio numero 2819 GT, commissionata dal Conte Volpi di Misurata per la sua Scuderia da corsa Serenissima. Se non altro quest’auto, con la parte posteriore aerodinamica in maniera sperimentale, ci fa comprendere come non tutte queste auto singole fossero necessariamente belle o dotate di stile in maniera convenzionale. Di certo però rappresentano una deviazione affascinante per il Ferrarista curioso. C’è una cosa indiscutibile: ne sono state realizzate talmente tante nel corso degli anni che sarebbe impossibile citarle tutte in questo articolo.
                  Fino alla fine degli anni ’60, le auto che i carrozzieri mettevano in mostra agli eventi per promuovere le loro aziende dovevano essere completamente funzionali e di solito venivano vendute al termine della manifestazione. A partire dagli anni ’70, però, vi erano anche tutta una serie di concept car che erano essenzialmente modelli statici e non arrivavano mai in produzione. Per la Ferrari, il maggiore operatore fu Pininfarina, come la famosa Modulo dal 1970 e la Pinin quattro porte di un decennio dopo, anche se quest’ultima è stata trasformata in un’auto da corsa dal suo attuale proprietario. Un’auto da mostra completamente funzionante, firmata Pininfarina, fu la Mythos del 1989, che venne costruita a partire dai componenti meccanici della Testarossa.
                  Ma torniamo indietro un passo. Un elemento di stile che venne introdotto per la prima volta dalla Carrozzeria Touring sulla 166 MM Barchetta nel 1948, e cioè la griglia del radiatore tipo confezione delle uova, è quello che si potrebbe definire un elemento di design che è un marchio di fabbrica rimasto sui modelli della Ferrari V12 fino ai giorni nostri.
                  A prescindere da quale azienda producesse un nuovo stile di carrozzeria per la Ferrari durante gli anni ’50, questo pezzo era comunque sempre presente, indipendentemente dalla forma che la griglia poteva avere. Vi sono state alcune eccezioni, ma si è trattato di una caratteristica che ha dato alle Ferrari un’identità sulle strade e sui circuiti del mondo.
                  Vignale fornì le soluzioni più avanguardistiche ed esuberanti nei primi anni ’50 e praticamente non c’erano due carrozzerie che fossero assolutamente identiche, sebbene l’origine delle loro proposte fosse chiaramente identificabile attraverso degli indizi di stile. Forse il più evidente di questi fu l’utilizzo di “oblò” ovoidali sui parafanghi anteriori, in particolare sui modelli destinati alle competizioni e poi spesso l’uso abbondante di finiture cromate per sottolineare i dettagli.
                  Hanno prodotto delle creazioni veramente esotiche, tra le quali quattro modelli di 340 Mexico, tre coupé e una spider, per la corsa su strada Carrera Panamericana tenutasi in Messico nel 1953. Questi modelli avevano una linea anteriore dei parafanghi molto esile e pronunciata, con i fari posizionati in basso tra i parafanghi e la griglia del radiatore, oltre alle pinne sui parafanghi posteriori. Queste caratteristiche di progettazione furono inserite anche su alcune delle loro auto da strada, come la 212 Inter Coupé, telaio numero 0197 EL, tonalità doppia giallo e nero, la quale andò persino oltre montando i fari all’interno della griglia. Vignale creò la carrozzeria o la ri-creò per oltre 150 Ferrari tra il 1950 e il 1953, quando Pinin Farina (il nome dell’azienda allora) divenne praticamente il fornitore unico di carrozzerie per i modelli da strada della Ferrari, con una serie omogenea di auto per identificare il marchio, piuttosto che la casa di progettazione responsabile per la carrozzeria.
                  Quindici anni dopo, Vignale produsse un esemplare unico, sensazionale, per il modello del Salone di Torino del 1968.
                  Si trattava però di una ri-progettazione della carrozzeria di una coupé 330 GT 2+2 trasformata in una station wagon, sul telaio numero 7963, finita in verde metallico con pannelli dorati sul tetto divisi dal colore principale della carrozzeria. Oggi è di proprietà del Ferrarista e amico di questa rivista Jay Kay.
                  Forse il più inusuale esercizio di stile degli inizi degli anni ’50 fu la 166MM/53 Abarth Spider, l’unica Ferrari a ricevere una carrozzeria firmata Carlo Abarth: fu usata per delle gare nel 1953 e 1954, inclusa la 1.000 Miglia di quest’ultimo anno. Un’altra auto di qualità estetiche discutibili ma memorabili, presentava un faro centrale unico, con le aperture del radiatore su entrambi i lati. Probabilmente un precursore della Formula 1 progettata da Chiti, quella col muso a squalo e le auto da corsa sportive dei primi anni ’60, un’altra delle sue caratteristiche più degne di nota era la carrozzeria in sezioni smontabili e in alluminio, tenuta insieme con dispositivi di chiusura Dzus.
                  Nel corso degli anni ’50 aumentò l’uniformità del design dei modelli di serie della Ferrari, essenzialmente attraverso lo studio Pinin Farina, ma continuavano a esserci ancora molte auto uniche da mostra di Pinin Farina, Ghia e Zagato. Alcuni dei design ebbero un’influenza transatlantica, presentavano infatti le pinne di coda esagerate allora in voga, amatissime dal mago del design GM Harley Earl.
                  Degne di nota tra queste furono le proposte di Ghia e Pinin Farina entrambi per le puntellature sulla 410 Superamerica.
                  Le prime furono basate sul concetto di design della Gilda del 1955 e comparvero nel 1956 sul telaio numero 0473 SA, mentre la proposta di Pinin Farina apparve al Salone di Parigi quello stesso anno sul telaio numero 0483 SA. Anche Scaglietti, che firmava le carrozzerie delle auto da corsa sportive Ferrari e dei modelli 250 GT “Tour de France”, produsse una versione con pinne nel 1957, sulla 410 Superamerica telaio numero 0671 SA.
                  Queste auto speciali e uniche venivano vendute a clienti speciali, spesso a capi di gruppi industriali, stelle del mondo dello spettacolo e reali, tra i quali ricordiamo Gianni Agnelli, Roberto Rossellini, Ingrid Bergman, il Principe Bertil di Svezia, Re Leopoldo e la Principessa Lilian de Réthy del Belgio.
                  Nel corso degli anni ’60 il mercato per le auto con carrozzerie uniche iniziò a declinare. Gran parte dei modelli che apparvero erano pronti per serie di produzione o per dei prototipi che avrebbero poi somigliato molto all’auto di produzione definitiva. A quel punto Pininfarina (il nome era stato contratto) era rimasto praticamente l’unica casa di design per la Ferrari, le sole eccezioni furono un paio di design di Bertone su telai 250 GT SWB, la serie 250 GTO di Scaglietti e alcune nuove versioni realizzate dalle carrozzerie nei pressi di Modena.
                  Il decennio produsse però delle piccole serie di Ferrari di super lusso. Una stella fu la 500 Superfast, di cui ne furono realizzate solo 36, e la 365 California Spider in 14 esemplari, insieme alla 275 GTS/4 NART Spider, la più rara delle tre di cui produssero solo 10 esemplari. Una 330 GTC venne carrozzata specificamente da Pininfarina per la Principessa Lilian de Réthy: l’auto presentava un finestrino posteriore verticale concavo tra i montanti. Questa divenne una caratteristica di design di un’altra creazione Pininfarina dello stesso periodo, la 365 P “Tre Posti” con motore centrale, di cui ne vennero costruite solo due e che sarà presente anche nella serie di produzione Dino iniziata nel 1967. La serie Dino incluse anche alcuni prototipi unici, ad esempio l’auto originale del Salone di Parigi, con i fari dietro un pannello a tutta lunghezza di plexiglas del muso e il concept da corsa sportiva giallo acceso con i parafanghi anteriori e posteriori.
                  In seguito, concept car come la 250 P5 e la P6, che anticipava chiaramente la serie Boxer e la Modulo, per citarne solo alcune, furono solo auto da mostra statiche. Nel corso dei tre decenni successivi comparvero pochi esemplari unici di valore, a meno che non si includano modifiche non autorizzate come la conversione di coupé in cabrio, o ancora peggio delle limousine allungate…
                  L’infaticabile Luigi Chinetti Jr rinnovò la carrozzeria di alcune auto, in particolare la Michelotti 365 GTB/4 Competizione Spider, che corse a Le Mans nel 1975 per la NART, la squadra di Chinetti. Nel 1989 l’Istituto IDEA progettò la PPG Pace Car basata sulla Mondial per l’American Indy Car Series e agli inizi degli anni ’90 Zagato produsse la FZ93.
                  Una versione che finì nella linea di produzione della Ferrari fu una Testarossa cabrio commissionata per Gianni Agnelli e vi furono serie di produzione limitate a cominciare dalla 288 GTO nel 1984 (272 auto), per continuare con la meno limitata F40, la F50 e la Enzo, la 550 Barchetta, la 575 Superamerica e la 599 SA Aperta.
                  La Ferrari produsse anche un paio di prototipi a trazione integrale, alcuni esemplari unici di una 328 e di una 412 cabrio. Non arrivarono mai in produzione, ma entrambe le auto esistono ancora. Vale la pena anche citare la serie “Venezia” dei modelli 456 GT prodotta da Pininfarina per la Famiglia Reale del Brunei, berline, station wagon e cabrio, insieme a molte altre realizzazioni su una gamma varia di modelli Ferrari.
                  Nel nuovo millennio, il patriarca del gruppo Fiat Gianni Agnelli commissionò a Pininfarina nel 2000 la produzione di una 360 Barchetta unica, come regalo di nozze per il Presidente della Ferrari Luca di Montezemelo. Nel 2005 Giorgetto Giugiaro ri-carrozzò una 612 Scaglietti col proprio stile, chiamandola GG50, per festeggiare il 50° anniversario della sua vita trascorsa a disegnare auto. Nel corso del primo decennio del XXI secolo, Zagato ha firmato la nuova versione della carrozzeria di una serie di sei modelli della 575M, insieme a tre 550 Barchetta.
                  Ora naturalmente il concetto di design su misura e personalizzazione è tornato decisamente in voga.
                  L’incredibile programma della Ferrari Tailor-made ha avuto un grandissimo successo presso i clienti del Cavallino Rampante e include praticamente tutto ciò che l’immaginazione di un nuovo proprietario può concepire. Tutto è possibile e sottolinea la sensazione che ogni Ferrari è un esemplare unico.
                  Ma la divisione Progetti Speciali è quella a Maranello che incanala realmente la memoria dei nomi classici della carrozzeria. The Official Ferrari Magazine ha avuto il privilegio negli ultimi cinque anni di occuparsi di molte di queste edizioni uniche contemporanee, tra le quali la SP1 di Junichiro Hiramatsu, la P540 Superfast Aperta di Edward Walson, la fantastica Superamerica 45 di Peter Kalikow e la meravigliosa SP12 EC di Eric Clapton. Ebbene sì, il personalizzato è tornato di moda.
                  Le persone non fanno viaggi,sono i viaggi che fanno le persone.Il viaggio non solo allarga la mente:le dà forma.

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                  • #10
                    A mio avviso stupenda! spesso nelle realizzazioni uniche c'è qualche equilibrio che non torna, soprattutto nelle recenti..... perchè magari chi le commissiona vuole intervenire , senza averne le competenze, invece la TRS è eqilibrata, particolare , fantastica! era esposta a GoodWood insieme a 2 LaFerrari (una era quella verdina del cantante JayKay, di cui abbiamo già parlato) e mi lasciò senza fiato!
                    Originariamente inviato da James Visualizza il messaggio
                    ho visto sul giornale top gear di questo mese il servizio sulla f12 TRS, auto molto particolare

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                    • #11
                      Il 07/07/2000 per il matrimonio di "Luca Luca", l'Avvocato gli regala questa one-off. una 360 Modena carrozzata a barchetta da Pininfarina, con meccanica completamente originale. Le "barchetta" erano da sempre una passione dell'avvocato. questo esemplare è stato per lungo tempo esposto al Museo Ferrari di Maranello
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                      • #12
                        Ferrari F12 TRS

                        La Ferrari F12 TRS è un progetto unico basato sulla F12berlinetta: sviluppata su richiesta del cliente come barchetta sportiva estrema a due posti secchi e senza nessuna soluzione di copertura dell’abitacolo.
                        Una delle ispirazioni iniziali per il progetto F12 TRS è stata la 250 Testa Rossa del 1957, da cui deriva la sigla, della quale il Centro Stile Ferrari guidato da Flavio Manzoni ha interpretato lo spirito in chiave moderna e innovativa.
                        Come tutte le Ferrari uniche anche la F12 TRS è stata realizzata con le stesse regole progettuali della Casa di Maranello, secondo le quali la vettura è il risultato complessivo di un progetto integrato. Mantiene quindi le stesse eccezionali prestazioni della F12berlinetta come l’accelerazione 0-100 km/h in 3,1 s e quella 0-200 km/h in 8,5 s, grazie ai 740 cv di potenza massima e una coppia di 690 Nm a 9000 giri erogati dal suo V12 di 6262 cm3.
                        Le forme scolpite con decisione nascono dal cofano, dal profilo affusolato tipico delle Ferrari, e il parabrezza basso e avvolgente che forma una lunga banda a contrasto con il corpo vettura. Le caratteristiche testate rosse del motore V12 sono rese visibili sotto una finestra inserita nel cofano, un concetto ispirato sia alle Ferrari Sport degli anni ’50 a motore anteriore che alla più recenti berlinette a motore centrale del Cavallino Rampante. Il tema dell’aerobridge, introdotto sulla F12berlinetta, è stato trattato in modo inedito, dando vita a un disegno scultoreo che dalle fiancate prosegue a tutta lunghezza.
                        Il disegno del posteriore reinterpreta il tema della coda tronca con motivo grafico a “T” e viene influenzato in parte dalla conformazione dell’abitacolo, con due carenature che scendono dietro agli appoggiatesta e si fondono nello spoiler posteriore. Il tunnel centrale accende una rampa che collega l’interno all’esterno, facendo nascere un canale aerodinamico longitudinale che integra un innovativo effetto Venturi completato da un foro passante sotto lo spoiler.
                        L’abitacolo è volutamente puro e leggero, con l’eliminazione di qualsiasi dispositivo non essenziale alla guida, per esprimere una sportività senza filtri ne comfort superflui. Sono stati ridotti alcuni comandi quale ad esempio quello della climatizzazione, mentre sono stati tolti il cassetto passeggero, le bocchette centrali, i tappetti, l’impianto audio, gli alzacristalli, tutti i vani portaoggetti. I materiali impiegati sono soprattutto tecnici: prevale il carbonio opaco, la pelle e l’Alcantara neri e sul tunnel centrale e i pannelli porta lo stesso rosso multistrato definito specificatamente per gli esterni.
                        Unico anche il colore della carrozzeria, che prende le mosse dal tradizionale Rosso Corsa per dare origine a una tonalità nuova grazie alla tecnologia multi-strato e vernice micalizzata.
                        Le persone non fanno viaggi,sono i viaggi che fanno le persone.Il viaggio non solo allarga la mente:le dà forma.

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                        • #13
                          Interessante discussione,che ne pensate di Modulo e Pinin?

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                          • #14
                            La pinin è interessante, perchè in realtà si tratterebbe di una Ferrari a quattroporte! con una linea interessantissima per quel tempo e a mio avviso ancora molto attuale. Ma , per quanto ne sò io, si trattava di un manichino, infatti da che mi ha detto chi l'ha in vendita ora è stata resa marciante pochi anni fà, attingendo dalla meccanica della Ferrari 400i .
                            Originariamente inviato da Lucio Visualizza il messaggio
                            Interessante discussione,che ne pensate di Modulo e Pinin?

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                            • #15
                              348 muletto Enzo
                              http://www.classicdriver.com/en/car/...isting-english

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